Da dove cominciare?
Credo che possa essere definito uno dei più bei momenti di teatro che io abbia mai vissuto.
Provate ad immaginare. Il teatro è il Silvano Toti Globe theatre, la spettacolare riproduzione del teatro Shakesperiano voluta e diretta da Gigi Proietti. Un' altra dimensione, profumo di legno, il cielo che entra nel teatro. Il contesto è Villa Borghese, il Parco di Roma per antonomasia e la sua vita che lo riempie quotidianamente. L' opera racconta la vita di uno dei maggiori interpreti di Shakespeare, Edmund Kean, il cosiddetto ""genio e sregolatezza". E poi c'è lui, il genio assoluto del palcoscenico, l'attore che con la sua poliedricità, riesce a rendere meravigliosa qualsiasi cosa, l'attore che non ha età quando è su un palco. Gigi Proietti.
Due ore di meraviglia. Soltanto lui ed una splendida scenografia che rappresenta il camerino di Kean. E dall'entrata in scena è un susseguirsi di sentimenti contrastanti resi con magnificienza, di piccoli pezzi di personaggi Shakesperiani, quali Amleto, Otello, Riccardo III, Macbeth e Shylock (da il Mercante di Venezia), di racconti di una vita sopra le righe e per questo tormentata.
Solo chi ha partecipato a questa magia può realmente capire di cosa parlo. In quelle due ore, non abbiamo visto solo "Omaggio a Shakespeare", adattato e diretto da Proietti stesso con l'aiuto di Loredana Scaramella (altra bravissima regista affatto nuova al Globe), e che lo stesso Gigi interpretò a Taormina nel 1987. Quello che abbiamo visto è il Teatro, quello vero, quello che ti tiene gli occhi incollati lì, su quella figura viva che è sul palcoscenico, che ti fa respirare con lui, che ti regala ogni singola emozione. Quello che abbiamo visto è un attore in grado di trasmettere l'adrenalina e l'amore che gli scorrono nelle vene quando è lì sopra, l'attore che ha dato al suo pubblico sempre tutto se stesso senza risparmiarsi mai. L' attore che ha voluto, a più di 70 anni, mettersi sul palco del suo teatro, insegnando a tutti la bellezza, quella pura, intensa, piena. Il nostro Giggi, che, anche da Edmund Kean, non ha abbandonato i suoi pantaloni neri, la sua camicia bianca, e la cassa piena di meraviglie che il pubblico di sempre, il suo pubblico, tiene stretti a sè.
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