venerdì 18 luglio 2014

"La mafia uccide solo d'estate" e "Ultimo domicilio: Sconosciuto" : cinema e teatro contro la mafia.

Nel 2014, parlare e raccontare la mafia in modo originale non è banale.
Non è banale perché si scade nella retorica e nel buonismo senza inviare alla fine il messaggio che si dovrebbe.
Quest'anno ho avuto il piacere di assistere a due eventi in cui, però, il messaggio è chiaro e forte.
Voglio sottolineare che i due eventi di cui parlo sono stati organizzati da "LIBERA" , associazione contro le mafie, accompagnati dalla vendita di prodotti provenienti dalle terre confiscate alle mafie.
Il primo evento di cui parlo è lo spettacolo teatrale "Ultimo Domicilio: Sconosciuto" ideato e scritto da Fiamma Negri e Giusi Salis, entrambe molto attive all'interno di LIBERA.  Lo spettacolo si basa sulla storia di Rossella Casini, una ragazza fiorentina vittima della mafia, colpevole solo di aver provato a tirar fuori da quel mondo il proprio ragazzo. Qui trovate il trailer dello spettacolo.
Fiamma Negri, con il sostegno di Marino Sanchi,  unici attori, riesce a raccontare la mafia dal punto di vista di questa ragazza, rappresentante di tante altre donne che hanno lottato come lei. E lo fa con una dolcezza ed un'ironia disarmanti, proprio perché racconta i pensieri di questa donna, man mano che le cose accadono, man mano che lei si rende conto di quale sia la realtà che circonda il ragazzo di cui è innamorata, la realtà che l'ha ingoiata a sua insaputa, inizialmente, e con consapevolezza poi.
Sulla scena soltanto una sedia e degli scatoloni, che vengono utilizzati per creare un tavolo, per esempio, od un ambiente, tramite dei disegni. E due musicisti che accompagnano magistralmente questa storia. Non c'è retorica, non c'è buonismo. C'è la realtà in scena. Ci sono i sentimenti di una donna che non vuole credere a quello che vede ma che quando ci crede, vuole agire, vuole parlare..e per questo viene messa a tacere. Rossella Casini non è più tornata a Firenze. Molte altre donne vivono tuttora sotto protezione. Hanno cambiato nomi, città, casa, vita. Nel timore costante di essere messe a tacere. E quando il sipario si chiude, tu ne hai consapevolezza, perché quello che ti resta in mente è il sorriso pieno di vita di quelle donne, che Fiamma Negri sottolinea sottovoce durante tutto lo spettacolo..e del modo silenzioso in cui è stato spento.
L'altro evento è stata una serata in cui è stato proiettato il film di PIF (Pierfrancesco Diliberto), "La mafia uccide solo d'estate".
Il film segue la vita di Arturo (interpretato da un bravissimo Alex Bisconti prima e da Pif poi ), un bambino che nasce in una famiglia passiva che vive in una Palermo passiva, in piena guerra di mafia, ed il suo amore mai dichiarato verso Flora (Ginevra Antona da bimba, Cristiana Capotondi da adulta).
Il film inizia in modo molto forte. Racconta in parallelo il concepimento di Arturo e la preparazione ed esecuzione dell'omicidio del boss Michele Cavataio da parte di Riina, Provenzano, Bagarella ed altri due uomini, vestiti da militari della Guardia di FinanzaArturo cresce, col sogno di fare il giornalista ed il mito incosciente di Andreotti, mentre intorno a lui ci sono gli omicidi terribili compiuti dalla mafia, da Chinnici a Giuliano, da  Dalla Chiesa a La Torre, per finire con Falcone e Borsellino. Durante il film conosciamo molti di questi personaggi nella loro normalità, tramite Arturo. Giuliano gli offre un Iris in un bar, Chinnici lo pizzica nel suo corteggiamento a Flora, Dalla Chiesa viene intervistato da lui.  Persone che il giorno prima gli sorridono e che all'improvviso non possono più parlare. La presenza della mafia è costante, ma non in modo esplicito, non in modo cruento, ma sottile, viscido, tale da entrarti nelle ossa, esattamente com'è nella realtà. E si vive tramite le persone che la vivono giornalmente, all'inizio senza saperlo, come appunto Arturo, ma sempre più coscienti. E che restano confuse, sbalordite, dal sangue sparso sulle loro strade. Anche gli omicidi di Falcone e Borsellino vengono fatti vedere dal punto di vista di terzi, che si sono trovati per caso lì.

Il film racconta la crescita della consapevolezza dell'esistenza di questa macchina della morte in una città "muta" fino a quel momento, che raggiunge l'apice nelle immagini della gente che vuole partecipare ai funerali di Falcone e Borsellino, che piange e che urla contro lo stato. E termina raccontando in poche immagini l'unico modo per cambiare le cose. Un Arturo adulto che porta il bambino avuto da Flora in giro per Palermo, mostrandogli le targhe in ricordo di tutti quegli uomini morti perché hanno provato a lottare e far vincere la vita e la libertà.
Una frase su tutte: "I genitori hanno due compiti fondamentali. Il primo è quello di difendere il proprio figlio dalla malvagità del mondo. Il secondo è quello di aiutarlo a riconoscerla."
Una regia perfetta. Un messaggio forte e lacerante. E parlo sia del teatro che del cinema.
Perché ognuno deve provare a cambiare le cose nel proprio piccolo, coinvolgendo più teste possibili, soprattutto quelle giovani e piene di voglia di vivere e combattere.


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