La domenica mattina presto, vado a correre nel parchetto della mia borgata.
Non voglio entrare nel merito dell’opinione che ognuno di noi possa avere a riguardo ma sono sempre più convinta che sia una in particolare la spinta che mi porta a farlo. C’è il verde del parco ovviamente, gli alberi che iniziano a tornare nel pieno della loro vitalità con la primavera, l’odore dell’aria fresca del mattino, il benessere che solo l’allenamento fisico può dare.
Eppure non è solo questo. Appena entro nel parco, nel riscaldare i muscoli, con lo sguardo do un’occhiata in giro e inizio a vedere qualche macchia, colorata o meno, che cammina rapida o corre, nonostante l’ora, nonostante sia domenica. Metto le cuffie, faccio partire la mia musica ed inizio i miei giri. L’aria frizzantina sul viso è davvero piacevole e rinvigorente.
Il rosa dei ciliegi in fiore spicca nel bel verde curato del parco. Il mio ritmo va con la musica che ascolto, il mio respiro sempre un po' più velocemente del dovuto. La mia testa, piano piano, inizia a riempirsi di blu e verde e a rallentare i suoi ritmi. Ed ecco che a quasi metà del primo giro, incontro la prima macchia, colorata o meno. Entrambi siamo concentrati sul respiro e sull’esercizio ma gli sguardi si incontrano e allora, forse per solidarietà nella fatica, non riesco mai a fare a meno di dire “Buongiorno!” sorridendo, più o meno col fiatone. Dall’altra parte, più spesso di quanto si possa pensare, quella macchia tiene gli occhi sui miei e io percepisco, osservandoli, che sto per ricevere una risposta altrettanto sorridente. E infatti, prima con quegli occhi e poi con la bocca, il sorriso esplode e “Buongiorno!”. La cosa bellissima è che tutto questo avviene in pochi istanti, tra fiatoni e rossori, ma avviene sinceramente. La percezione è che io abbia riempito un po' quella macchia come lei ha riempito la macchia colorata che sono io. E ad ogni incontro, ad ogni paio d’occhi sorridenti, la corsa diventa più piacevole, la testa più leggera e il fiato più resistente. Ogni tanto, la risposta non arriva e penso sempre sia un peccato... Un voler rinunciare per timidezza, scontrosità o indifferenza, ad una piccola fonte di serenità.
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