sabato 9 febbraio 2013

"Django uncheined"..Tarantino vince col suo "spaghetti western".

!!ALLARME SPOILER!!
Quentin Tarantino ha voluto provare a riprodurre un film stile "Speghetti Western" Italiano...Tarantino ha creato un capolavoro.
Da dove vogliamo cominciare? Gli attori? Ok.
Jamie Foxx (Django) è bravo ma molto aiutato dal suo personaggio. Probabilmente qualcun'altro avrebbe fatto meglio (tant'è che il regista avrebbe voluto qualcun'altro inizialmente, quale Will Smith) ma non fa niente. Non fa niente se per tutto (o quasi) il film accanto a lui recita uno straordinario Christoph Waltz (il cacciatore di taglie King Schultz), sempre tedesco, come il terribile ed inquietantissimo nazista di "Bastardi senza Gloria", ma con un ruolo del tutto diverso. Stavolta è dalla parte dei giusti.  La sua capacità di trasformazione è ancora più evidente confrontando questi due suoi ruoli.  Gli sguardi, il tempismo, da buono come da cattivo è semplicemente eccezionale. La sua espressione subito dopo aver sparato a Calvin Candie che accompagna un innocente "Non ho resistito" è ineguagliabile.
Vogliamo parlare di Samuel Lee Jackson? Negro contro i negri, ha un ruolo subdolo e malvagio (e lo sarà anche la sua fine) che gestisce magistralmente. E poi, ciliegina sulla torta, Leonardo di Caprio (Candie). Uno dei più bei cattivi di sempre. Interpreta un negriero spietato e si trova di fronte a scene non esattamente delicate. Riesce a passare da una conversazione (sempre sul filo del rasoio, sempre piena di sottintesi) con i due protagonisti al far sbranare uno schiavo dai cani all'ordinare di strappare gli occhi ad un avversario sconfitto e lo fa senza esagerazioni, senza retorica, in modo semplice e naturale, esattamente come dovevano farlo gli schiavisti  schifosi nella realtà. Memorabile la sua conversazione con il maggiordomo nonché S.Lee Jackson.
Questi fenomeni della recitazione sono accompagnati da una fotogrofia strepitosa che va dal tipico paesaggio western allo scenario naturalistico ai ritratti umanissimi della gente, tutto senza lasciare niente fuori posto. Un'inquadratura per tutte, S.Lee Jackson attraverso le gambe di Django incatenato a testa ingiù.
La musica è come la fotografia, è un puzzle di citazioni e pezzi originali (prodotti alcuni dagli stessi attori). Passa dalla colonna sonora del vecchio west alla musica classica, da Ennio Morricone alla strepitosa voce di Elisa (su musica di Morricone), per poi finire con un omaggio a "Lo chiamavano Trinità", accompagnata dal calssico giro sul cavallo fatto da Jamie Foxx in onore di Terence Hill.
Regia e sceneggiatura sono perfetti. L'ironia terribile ed allo stesso tempo strepitosa di Tarantino è sempre lì. Dalla scena iniziale dove domina incontrastato Waltz, a quella del bar dove sempre Waltz architetta un piano per uccidere lo sceriffo, alle battute terribili di S.Lee Jackson. In assoluto però, la scena più esilarante è quella degli "incappucciati". Uno è lì che si aspetta già tutto quello che succederà, esaltato anche dalla musica splendida ("Dies Irae" dal Requiem di G.Verdi) che accompagna la discesa dalla collina di questi bianchi che vogliono vendicarsi del cacciatore di taglie e di Django..quando Tarantino ti fa partire una discussione demenziale sul come siano stati fatti male i buchi per gli occhi dei cappucci che terminerà con il marito della donna che li ha fatti che se ne va via offeso.  Mentre ti fa morire dalle risate, in 5 minuti ti mette di fronte all'idiozia pura che permeava (e permea tutt'ora a volte) la mente dei bianchi schiavisti e torturatori. Genio puro.
Lo schiavismo non viene affatto trattato con retorica, ma Tarantino mette il sangue che sì, è anche il suo solito sangue, ma in gran parte è quello vero che quelle persone versavano ogni giorno a causa di pazzi bianchi furiosi. La scena in cui Django uccide i suoi 3 vecchi padroni è un esempio per tutte: niente paroloni, niente fraseggi. Solo tanta rabbia. Seguita poi dallo sbranamento di uno schiavo da parte dei cani, o dalla lotta dei due schiavi (durante la quale Franco Nero fa il suo cameo) e via dicendo.
Molti sono usciti stizziti dal cinema per il finale. Sinceramente devo ancora capire bene il perché.
Per quanto mi riguarda, il film finisce quando Django se ne riaprte a cavallo dopo aver ucciso i suoi nuovi "quasi" padroni (in cui c'è il cameo di Tarantino con la sua morte molto Tarantiniana). tutto ciò che viene dopo è evidentemente un'appendice al film.
Il regista ha messo insieme tutti i film possibili ed immaginabili (suoi e di altri) e ha tirato fuori citazioni su citazioni all'interno di una scena "budella ovunque" (tanto per ribadireche il film è suo), concludendo con il già nominato omaggio a "Lo chiamavano Trinità". [Qui e qui potrete trovare un elenco delle tantissime citazioni all'interno del film (oltre a qualche curiosità). Tutto qui. Il fuinale del film c'era già stato, con questa scena Tarantino si è voluto soltanto divertire.

Insomma, il film è uno "spaghetti western" riuscitissimo (con tanto di scritte tipiche che appaiono randomicamente durante il film) condito dal realismo spietato e dall'atroce per quanto irresistibile ironia di un genio come Tarantino. Il tutto condito ed amalgamato da degli attori eccezionali e di bravura indiscutibile.


Genere:western
Regia: Quentin Tarantino
Anno:2013

Valutazione
Regia: 10
Trama: 8.5
Stile: 9.5
Attori: 9.5
Fotografia: 9
Contenuti: 9

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