mercoledì 27 aprile 2011

Viaggio tra le gente

Avendo la patente da quasi otto anni ormai, avevo dimenticato il piacere di viaggiare con i mezzi pubblici.
Il contatto con le persone, gli odori, le voci, gli sguardi.
Solo nel tratto che porta da casa mia alla stazione Termini, passano accanto a me tantissime storie, tantissimi occhi
che potrebbero raccontare tante esperienze e tanti progetti.
Osservare le persone ed immaginare la loro vita, immaginare dove stanno andando e perché.
Guardarle camminare, o leggere un giornale o guardarsi intorno. Ognuno è a sè, nessuno è simile a qualcun altro.
Alzo gli occhi e vedo la persona esperta, che ormai fa questo tragitto ogni giorno e che non ha bisogno neanche di guardare per sapere
quando è arrivato a destinazione. Di solito è immerso in un libro o è uno ragazzo che sta cercando, invano, di studiare le ultime cose per
l'interrogazione del giorno.
Poi è immancabile la salita di un ragazzo attraente che genera il sorriso del gruppo di ragazze in fondo all'autobus a cui di solito
risponde alzando la testa, dandosi un tono da gran signore.
Arrivati alla stazione della metro, una fiumana umana scende dall'autobus ed è un'impresa riuscire a distinguere le singole gocce che la generano. Tutti
vanno nella stessa direzione, prendono meccanicamente il giornale gratuito del giorno, obliterano il biglietto (o imprecano per la macchinetta fuori servizio di turno).
Ma ognuno ha continua ad avere una sua individualità nel singolo gesto.
Sulla banchina, c'è chi si siede, chi osserva insistentemente in fondo ai binari sperando che in questo modo la metropolitana arrivi prima o chi si reca verso
gli estremi perché di solito la prima e l'ultima carrozza sono quelle più vuote.
Arrivato il treno c'è la lotta: tra chi deve salire e poi tra chi scende e chi sale con le immancabili imprecazioni. Se si è a Rebibbia o ad una delle stazioni capolinea di Roma, la ricerca del posto a sedere diventa una vera e propria lotta libera e gara di velocità e riflessi.
Chi resta in piedi va alla ricerca del corrimano migliore e del giusto punto d'equilibrio per evitare di essere sbatacchiato durante il viaggio. C'è chi questo
punto d'equilibrio non lo trova e immancabilmente faticherà più in questo viaggio in metro che durante una corsa.
Naturalmente c'è il turista, o meglio, una coppia o una compagnia di turisti che invece si guarda intorno, cerca di non perdersi niente
di quello che lo circonda perché chissà quando riuscirà a tornare a Roma.
Ecco che poi c'è chi non è abituato a prendere i mezzi: guardingo, di solito si tiene stretta la borsa osservando chi gli sta intorno e non
ama il contatto con la gente. Finché può cerca di isolarsi ed è buffo vedere il suo sguardo scocciato quando sulla metro la sua impresa è praticamente
impossibile.
In stazione inizia lo slalom. Le persone camminano velocemente, chi con lo sguardo perso a cercare i tabelloni con i binari dei treni e che immancabilmente ti viene addosso, chi lentamente riuscendo a creare traffico anche senza l'automobile trascinando un immancabile trolley che non sa assolutamente di non dover pestare i piedi alle persone. Ecco una donna che corre perché è in ritardo ma viene frenata dai tacchi che ha voluto mettere, o per necessità o solo per sentirsi bene. Davanti
ai tabelloni c'è sempre un cumulo di persone in attesa che venga riferito il binario del loro treno. Un uomo legge il giornale mentre prende un caffè, largamente in
anticipo.
Ogni volta che l'altoparlante entra in funzione, le orecchie sono tese e gli sguardi all'erta: quale treno sarà in ritardo?
Le coppie che si devono separare sono sempre accanto al treno. Vogliono stare insieme fino all'ultimo istante perché il tempo che li separerà non
passerà mai.
Gli immancabili cosiddetti uomini d'affari sono quelli che mi fanno più ridere: guardano tutti dall'alto in basso, con la loro valigetta, il loro sorriso
beffardo, di solito parlando con un collega in tono abbastanza alto da far capire a chi sta intorno che sono importanti.
Solitamente sono i più ignoranti di tutti.
I bambini guardano affascinati i treni, questi giocattoli enormi che faranno scorrere il mondo come in un film mandato indietro.
Mi avvio al binario e sono schivata da tantissime persone che corrono, con o senza bagagli.
Cerco la carrozza incontrando una coppia che cammina lentamente ed una signora che probabilmente non sa dove leggere il numero della sua.
Prendo posto accanto al finestrino per vedere lo stesso film in rewind che vedono i bambini.
Accanto a me un ragazzo con l'auricolare e gli occhiali da sole ma gli occhi aperti. Di fronte un altro ragazzo sempre con l'auricolare che cerca di dormire ed un uomo in giacca e cravatta che legge il giornale.
Nei 4 posti accanto quattro donne. Una con la gonna, truccata che legge il giornale, un'aktra affianco che riposa con la sua borsa gialla sulle gambe.
Una ragazza con lo smalto turchese continua a trafficare con il cellulare mentre la donna accanto a lei ha uno scialle sulla testa e chiude gli occhi con appoggiato sul tavolino "Guerra e Pace", dalla posizione del segnalibro, ormai quasi finito.

Mi viene in mente la scena del libro "Novecento" in cui lui descrive con la musica i comportamenti umani, riprodotta in modo esemplare nel film "La leggenda del pianista sull'oceano".

Ogni persona è una musica, un'espressione artistica. Chissà se quelle che mi circondano riescono ad assaporare il la melodia che racchiudono.

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